Ventiquattro anni senza Ayrton
Per certi versi quel 1 maggio di ventiquattro anni fa ha segnato la vita per i milioni di appassionati dell' automobilismo che erano incollati al teleschermo, già duramente provati dalle immagini della tragedia del giorno precedente per la morte del pilota austriaco Roland Ratzenberger per poi raggiungere il culmine con l'incidente in gara di Ayrton Senna poco dopo le 14:15.
Da quello che è nei miei ricordi il mese di maggio è contraddistinto da tragedie nell'automobilismo, ricordo Attilio Bettega (02/05/85), Henri Toivonen (02/05/86), Sergio Cresto (02/05/86) e Paolo Gargano (03/05/86), il week end del 1994 rimarrà ben impresso nella mia memoria al pari di quello vissuto nel 1986.
Ayrton Senna per molti un icona per altri un grande Campione ma tutti conoscono il suo nome e ricordano le sue gesta sia dentro l'abitacolo che fuori. Un guerriero con la sua monoposto a fargli da cotta di maglia tanto da sembrare inattaccabile come un eroe dei fumetti con un finale scritto ad ok e quasi sempre a lieto fine.
Quella domenica invece le cose sono andate tutte al contrario di tutto, Senna parte con la bandiera dell' Austria nel suo abitacolo, il suo sguardo ripreso sulla griglia di partenza dice tutto, non è il solito Ayrton lo si vede sommerso dai troppi pensieri che gli affollano la mente, lo si vede incredulo e preoccupato, il viso tirato quasi rassegnato al destino che il giorno prima si portò via il collega, fu un po come trovarsi senza del suo scudo protettivo quasi a cercare il suo angelo custode e non trovarlo, fu proprio la sua corazza la sua monoposto a tradirlo poco dopo.
Incollato al televisore finalmente inizia la gara, di quel weekend maledetto, alla curva del Tamburello del circuito di Imola per un attimo il mondo crolla il tempo sembra essersi fermato, ero a casa seduto a tavola nessuno parla ci guardiamo in faccia e non si trova il coraggio di dire la parola "è morto" dopo alcuni minuti quando Senna è disteso a terra ricordo mio padre dire "cambia canale che qua non c'è più niente da guardare"...era proprio cosi, a casa tutti Ferraristi sfegatati ma innamorati della guida unica di Ayrton Senna, delle sue gesta del suo essere genuino e pulito, effettivamente senza quel casco giallo-oro in pista non c'era più niente da vedere.
Ciao Ayrton.
di Paolo Rignanese