Thierry Graziosi scambia due chiacchiere con Gianni Tomazzoni
Oggi faremo due chiacchiere con Gianni Tomazzoni, fotografo trentino molto conosciuto per i suoi bellissimi scatti delle cronoscalate e scrittore di libri quali “TRENTO BONDONE L’UNIVERSITÁ DELLA SALITA, GRAZIE MAURO e le biografie di Enzo Osella, Giorgio Lucchini, Luigi Moreschi e Giorgio Francia.
Ciao Gianni, prima domanda: chi è Gianni Tomazzoni nel mondo delle cronoscalate e chi è nella vita di tutti i giorni?
Fondamentalmente sono la stessa persona. Sono entrato nel mondo delle salite quando ero piccolissimo dal momento che mio papà correva in quella specialità, ed è diventato subito parte di me: ricordo ancora perfettamente l’odore caratteristico dell’olio di ricino, molto in voga in quel periodo.
In quasi cinquant’anni posso dire di aver conosciuto tutti gli aspetti di questo mondo avendoli vissuti in prima persona, sia come semplice appassionato che addetto ai lavori; sarà sicuramente per questo motivo che la mia passione è diventata nel tempo una vera e propria malattia. Qualche volta ho provato ad allontanarmi dall’ambiente per un po’, poi la nostalgia ha sempre avuto il sopravvento.
Chi ti ha trasmesso la passione per le salite?
La passione per le Cronoscalate me l’ha trasmessa fondamentalmente mio papà. Considera che fin dall’età di 3 anni, quando mia mamma poteva portarmi, andavo a vederlo correre alla Trento Bondone o alla Bolzano Mendola. In casa mia non poteva certo mancare la rivista di ogni pilota che si rispetti, AUTO SPRINT, tanto che per me è diventato uno strumento irrinunciabile con cui ho imparato a leggere, i libri di scuola sono arrivati dopo!
Hai mai avuto l’occasione di correre?
Si, ho fatto qualche stagione con i Kart da ragazzino negli anni ottanta e poi, fatta la patente, ho disputato alcuni rally da navigatore ed uno solo al volante. Nel 1994, ho gareggiato anche alla Trento-Bondone che resta la mia prima e unica partecipazione ad una cronoscalata.
Hai qualche aneddoto in particolare da raccontarmi? Come per esempio quello dell’importazione della Norma in Italia:
Per quanto riguarda la Norma non c’è un aneddoto in particolare, sono moltissimi e ci vorrebbe un libro per elencarli tutti ma posso comunque dire che è stata un’esperienza illuminante e formativa oltre che un’avventura incredibile.
Ti racconto invece un aneddoto che riguarda la mia partecipazione alla gara di Trento avvenuta al volante di una Fiat Uno di gruppo A utilizzata precedentemente nel trofeo rally ad essa riservato
In quel periodo collaboravo settimanalmente con la rivista Autosprint, guarda caso…., fornendo loro le immagini delle corse alle quali assistevo, prevalentemente cronoscalate di CIVM e qualche gara dell’europeo. Non avrei potuto fare a meno di dare le foto anche in quella edizione del Bondone, ma mi domandavo come avrei potuto scattarle dal momento che dovevo anche correre. Poi mi venne un’idea: prima di partire per la gara, legai la macchina fotografica con delle corde elastiche al sedile del navigatore. Non ci crederai, ma la mia preoccupazione maggiore prima dello start era quella di non mettermi l’auto per cappello con il rischio di rovinare …la Nikon, altro che la UNO!. Così, dopo essere arrivato in cima ho sganciato la macchina fotografica e sono sceso qualche tornante più sotto e, con ancora indosso la tuta ignifuga, ho iniziato a scattare Così il martedì, anche in quell’occasione, ci furono le mie foto pubblicate su Autosprint .
Un ricordo bello e un ricordo brutto che hai.
Quelli belli sono più di uno e tutti legati alle trasferte in Europa nel 2003-2004, quando ho seguito il Campionato Europeo della montagna. Ero l’Addetto Stampa dei piloti italiani ed è stato un divertimento indimenticabile in compagnia di un affiatato gruppo di piloti italiani e stranieri dandomi nel contempo l’occasione per vedere da vicino tutti i percorsi inseriti nel calendario girando per mezza Europa.
Il ricordo più brutto senza ombra di dubbio è stato l’incidente di Fabio Danti, vissuto quasi in diretta e che mi ha segnato profondamente il cuore per ciò che ho visto quel maledetto sabato di giugno 2000. Eravamo amici e avevamo parlato non molto prima della partenza.
Qual è il tuo percorso preferito e perché?
Il mio tracciato preferito è quello della prova svizzera di St Ursanne Les Rangiers, una gara atipica e da folli, forse è per questa ragione che mi piace, e dopo tutto è da cinquantanni nell’Europeo della montagna.
Tra le italiane mi affascina particolarmente la Rieti-Terminillo, una corsa velocissima e con un tracciato tra i più sicuri del panorama nazionale.
Cosa ne pensi della Trento-Bondone?
È una gara unica nel suo genere, però ritengo che solo una parte del percorso sia molto tecnico, per il resto è solo una questione di motore e sperare che tutto tenga fino al traguardo! Sicuramente viene considerata una corsa atipica perché è la più lunga di tutte ed è rimasta presso che sempre in calendario. Ma una volta ce n’erano parecchie di salite lunghe, anche più del Bondone, però col passare degli anni sono sparite oppure sono state sensibilmente accorciate. Infine bisogna dire che è un tracciato in cui vai forte se lo conosci bene, perchè essendo lunga è piuttosto difficile da memorizzare.
Qual’è la vettura che hai visto che ti ha colpito di piú?
Sono molto legato ai Prototipi, per cui parlando della mia epoca, ti direi l’Osella PA9. Non sono invece a favore dei mostri E1 (vetture elaborate) tanto per capirci le varie Subaru, Lancer, Delta che girano con motori super pompati e cariche di appendici aerodinamiche. Di quella tipologia di vetture mi ricordo benissimo la BMW del compianto Plasa. Comunque va bene così, fanno parte di questa epoca e sicuramente catturano l'attenzione degli spettatori. Ma ripeto, a me non piacciono, sono un po' più all’antica.
Come è nata la passione per la fotografia? E quando hai iniziato a fare le foto?
Tutto è cominciato, logicamente, con l’automobilismo: quando guardavo gli Autosprint da ragazzino e vedevo quelle belle immagini, mi sentivo tentato da un forte desiderio di emulazione. A metà anni settanta mio papà, che nel frattempo aveva smesso di correre, acquistò una macchina fotografica a pellicola. Peccato che quando mi portava a vedere le salite, la lasciava a casa, finché una volta, lo convinsi a portarla con sé alle corse. Fece qualche scatto ma, francamente, non ne uscì un buon risultato, fu per questo che la volta successiva, gli chiesi di usarla io. Tutto è iniziato così, quasi per caso: avevo solo 10 anni e non smisi più.
Come inizia il tuo weekend quando sei ad una gara?
Innanzitutto bisogna capire cosa ci vado a fare, se un servizio fotografico per un giornale oppure uno di aspetto commerciale perché sono due cose completamente diverse.
Ho sempre lavorato per i giornali e qualche cliente particolare.
Se è una salita vicina ci arrivo il sabato mattina, mentre se si tratta di una gara dell’Europeo arrivo il venerdì pomeriggio/sera. Quindi comincio con le ricognizioni del percorso per capire le inquadrature da fare, le eventuali panoramiche e soprattutto, cosa importantissima, i cambi di luce.
Perché una gara in salita può durare quattro/cinque ore, quindi durante la corsa le condizioni di luce possono cambiare di parecchio. Ti faccio un esempio; trovi un tornante perfetto per gli scatti, bellissimo, ma la corsa parte alle 9,00. Ora che si fanno le 12,00/13,00 e devono passare le vetture sport, il tornante
che tanto era bello ti fa inquadrare i prototipi in ombra !
Quindi bisogna studiarsi tutto nel minimo dettaglio, per lavorare nelle migliori condizioni possibili per tutta la durata della corsa.
Concludo con una considerazione, dicendo che mi piace scegliere un punto dove possa essere libero di spostarmi su e giù per almeno un chilometro così da poter cambiare le inquadrature, perché mi annoia scattare fotografie a duecento vetture sempre nello stesso posto.
Che consiglio daresti ai giovani che vogliono iniziare a scattare fotografie nelle cronoscalate?
Oggi giorno è un mondo un po' difficile perché si è saturato, nel senso che i partecipanti sono più o meno sempre gli stessi ed i fotografi presenti ad ogni evento oramai superano di numero quello dei potenziali clienti, un paradosso…. Purtroppo la fotografia digitale ha fatto abbassare la qualità a favore della quantità e ciò non è un bene.
Il consiglio che mi sento di dare è di seguire le proprie passioni, di pensare sempre in grande e cercare di proporsi all’eventuale cliente, solo una volta acquisita un poca di esperienza. Non si può pensare di andare a fare foto alla prima corsa e pretendere di avere già del buon materiale da vendere. Bisogna essere molto selettivi ma soprattutto umili!
Un altro consiglio che posso dare è di dimenticare il computer, nel senso che quando scatti ti deve entrare nella testa che devi conoscere i concetti base della fotografia, ovvero il significato di tempo e diaframma. Io da sempre lavoro in modalità “manuale” con qualunque reflex abbia mai usato e ti garantisco che da quando opero in questa maniera non ho MAI più realizzato una foto sovraesposta ne tanto meno sottoesposta. Un meccanismo diventato automatico e che mi permette di porre la mia attenzione ad altri aspetti basilari nella realizzazione di certe immagini, quali lo sfondo, il soggetto principale o secondario e via discorrendo. Assolutamente non concepisco la post produzione perché cambia completamente il concetto di “foto” in quanto ritengo che l'essenza dello scatto deve essere chiaro e preciso appena lo hai eseguito. Punto e basta !
Al limite si pùò scurire o schiarire un po', oppure regolare il contrasto, ma non si deve assolutamente pensare di passare la sera sul computer a tagliare, correggere e creare effetti. Queste cose sono adatte ad un'altro genere di lavoro, ammesso che tu voglia vendere le foto ai piloti, ai Team, agli organizzatori e agli sponsor.
La fotografia deve saperti emozionare e non deve mai essere banale. Ti confesso che ad esempio su Facebook se ne vedo tante di belle foto , ma per belle intendo tecnicamente corrette, non emozionanti che per me è l’aspetto più importante.
So che scrivi libri, siccome sono un patito del Bondone, uscirà mai una seconda parte?
L’idea è di fare qualcosa per il 2025 per i cento anni, quindi ci sarebbe una riedizione del secondo libro uscito nel duemilacinque, con l’aggiornamento degli ultimi venti anni.
Staremo a vedere anche perché, almeno per un po’ bisogna capire come si evolverà la situazione nel mondo a causa della pandemia in corso..
Progetti chiave per questo 2021?
In questo ultimo periodo mi sono dedicato soprattutto a scrivere libri e attualmente sto lavorando ad un' altro progetto che mi sta impegnando parecchio quotidianamente. Per cui mi limiterò a fare qualche capatina in giro per le salite a salutare qualche amico, ma come ti ripeto tutta la mia attenzione per il momento è dirottata su questo nuovo progetto. Di conseguenza, momentaneamente, ho appeso la mia Nikon al chiodo !
Gianni ti ringrazio infinitamente per aver accettato il mio invito a fare questa chiacchierata.
Sono io che ti ringrazio Thierry, perché oggi giorno sono sempre meno i giovani che si appassionano a questo mondo. É un grande piacere per me sapere che ci sono ancora ragazzi che come te non vedono l'ora di mettersi su un tornante a guardare le auto da corsa passare e vivere le proprie emozioni tra l'odore acre di benzina e di gomma bruciata!